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      Gli occhi non gli si erano ancora chiusi, e, dopo tante ore, il suo viso esprimeva sempre una gran collera da battaglia.
      E via via cercati così, i morti furono rivisitati quasi tutti. Ma alla fine bisognò pure che i vivi gli abbandonassero. Sarebbero poi venuti i seppellitori a scavare a ogni morto una buca lungo il corpo, ve l'avrebbero fatto rivoltar giù forse con malgarbo, poi o sul corpo o sul dorso, poche badilate di terra e addio. Un dì, chi sa quando, qualcuno verrebbe a scoprire delle ossa.
     
     *

      Le compagnie partirono. E per la stessa china e poi per la stessa erta fatta dai Napolitani la sera avanti, marciarono a Calatafimi. Ivi trovarono la gente ancora scompigliata. Quei poveri abitanti avevano visto dalle loro case, il combattimento del Pianto Romano, e poi i borbonici tornare vinti tra loro. Erano stati gran parte della notte tremando che il mattino portasse loro uno scontro nelle stesse vie della città tra le loro case: invece i borbonici erano partiti. Ma potevano sopraggiungerne di nuovi. Insomma la fisionomia generale era triste. Nella via maestra si trovavano a ogni passo i segni della sosta fattavi dai vinti; nelle poche botteghe, misere assai, non c'era più nulla; quelli avevano portato via ogni cosa.
      Ma le Compagnie, a poco a poco, misero un po' di fidanza e d'allegrezza; tanto più poi nel pomeriggio, quando fu lor letto l'ordine del giorno di Garibaldi. Era uno de' suoi più eloquenti, e parve la voce di tutta la patria.
      Soldati della libertà italiana, con compagni come voi io posso tentare ogni cosa, e ve lo mostrai ieri conducendovi alla vittoria contro un nemico superiore per numero e per le sue forti posizioni.


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Storia dei Mille
di Giuseppe Cesare Abba
pagine 190

   





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