Era Missilmeri che li invitava.
Vi giunsero verso la mezzanotte e vi si posarono. Quanto erano tornati vicini a Palermo? La gente di Missilmeri diceva loro che dopo una piccola marcia, subito salito il monte a ridosso del paese, l'avrebbero veduta.
E la rividero il giorno appresso, da quel monte di Gibilrossa. Di lassù guardando a sinistra potevano anche scoprire quasi tutte le terre che avevano percorse. Oltre certi monti lontani doveva trovarsi Calatafimi. Come vi stavano i cari feriti gravi, dei quali non avevano più risaputo nulla? E quanti vi erano morti?
GibilrossaSu quella sorta d'altopiano, se si può chiamar così la cima di Gibilrossa, formicolava il campo dei 'Picciotti' di La Masa, che vi facevano un sussurro come nelle selve il vento. Erano forse quattromila, ma pochi gli armati almeno di fucili da caccia. Tuttavia davano da sperare che, avventati a tempo opportuno, anche gli armati soltanto di picche avrebbero fatto da bravi. Aveva detto Garibaldi che ogni arma era buona, purché impugnata da un valoroso.
I continentali si frammischiavano a quelle squadre, a farsi descrivere nelle belle e immaginose parlate sicule le parti dell'isola da cui erano venuti. E osservavano che anche i più rozzi di quei 'Picciotti' avevano pensieri e sentimenti elevati, e che riusciva loro d'esprimerli quasi con eloquenza. Ispidi all'aspetto, erano squisiti dentro come certi frutti maturati ai loro lunghi soli. Ma anche pareva che alcuni di essi parlassero dialetti che sapevano di lombardo e di monferrino!
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