Bellissimi tipi di siciliani giacevano feriti. Inserillo, Caccioppo, Di Benedetto, gente che continuò a dare il proprio sangue fino a Mentana. Narciso Cozzo, il bello e biondo patrizio palermitano che, uscito tre giorni avanti a raggiunger Garibaldi, si era unito, nell'accampamento del Parco, alla 6° Compagnia; camminava tra quei feriti, quei morti e quella calca, quasi andasse invulnerabile ammirando. Pareva un Normanno di settecent'anni addietro, tornato a guardare come dai moderni si combattesse. A lui la morte diè tempo e spazio fino al Volturno, e il 1° ottobre, nella gran battaglia garibaldina, là se lo colse.
Bisognava dunque passar oltre quel crocicchio infernale, e a un cenno di Garibaldi il passo terribile fu traversato, fu invasa alla corsa la via per la Fiera Vecchia. Piazza della Fiera Vecchia! Lì all'alba del 12 gennaio 1848, quel La Masa che ora conduceva i 'Picciotti' aveva lanciato il suo grido di guerra quasi da solo, a piè di quella statua di Palermo che ora non v'era più, perché la polizia l'aveva fatta levare. Ma era la piazza della Fiera Vecchia davvero quel largo? Non ci si vedeva nessuno, precisamente come nel 1848. Garibaldi quasi impallidì. Un cittadino, di tra i due battenti d'un uscio socchiuso, gli gridò: "Evviva!" Qualche finestra si aperse, qualche testa si sporse, ma gente non ne compariva né con armi né senza. Fu un istante da tragedia. Ma appunto per questo avanti! Garibaldi col suo Stato maggiore, preceduto dai più ardenti, seguito dall'onda de' suoi si inoltrò per quelle vie deserte fino a piazza Bologni.
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