— Hai infilato nella forchetta la pantofola di mamma invece del pane! — gridò Meg, e la prova finì con un generale scoppio di risa.
— Son contenta di vedervi così allegre, bambine mie — disse una dolce voce ed attori e spettatori corsero a salutare una signora piuttosto grassa, di circa quaranta anni, con un volto pieno di bontà e di materna dolcezza. Non si poteva chiamare bella, ma in generale, tutte le madri sono belle agli occhi dei loro figli e le quattro ragazze credevano veramente che il vecchio mantello grigio ed il cappellino nero, che da un pezzo non era più di moda, coprissero la donna più aggraziata del mondo.
— Ebbene, bimbe care, come avete passato la giornata oggi? Ho avuto tanto da fare che non sono potuta tornare neanche a pranzo. — È venuto nessuno Beth? — Come va il tuo raffreddore Meg?
— Jo, mi sembri stanca morta. Dammi un bacio, piccina.
Ciò dicendo, la signora March si era levato il mantello, si era infilata le pantofole calde calde, e, accomodatasi nella poltrona, aveva fatto sedere Amy sulle ginocchia preparandosi, così, a passare l’ora più piacevole della giornata. Le ragazze intanto le si affaccendavano intorno ciascuna a modo suo; Meg apparecchiò la tavola per il thè, Jo andò a prender legna e mise a posto le seggiole urtando, picchiando e rovesciando tutto ciò che toccava; Beth andava su e giù dal salottino alla cucina, dalla cucina al salottino, lavorando silenziosamente, ed Amy dirigeva il movimento generale standosene tranquillamente seduta sulle ginocchia della madre, colle mani in mano.
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Meg Beth Meg March Amy Meg Beth Amy
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