Rimasero per un momento senza fiato, guardandosi l’un l’altra, poi si rivolsero alla mamma che sorrideva tranquillamente:
— Sono le Fate? — disse Amy,
— È Santa Claus — soggiunse Beth.
— Mammina ci ha preparato questa sorpresa — disse Meg, sorridendo dolcemente malgrado la barba bianca e le minacciose sopracciglia.
— La zia March ha avuto una volta in vita sua una buona ispirazione! — disse Jo ad un tratto.
— Sbagliate tutti! L’ha mandata il signor Laurence! — rispose la signora March.
— Come? Il nonno del ragazzo Laurence? Che cosa mai gli è saltato in mente? Non ci conosce nemmeno! — esclamò Meg.
— Anna ha raccontato la storia della colazione ad uno dei suoi domestici: è un vecchio un po’ curioso, ma buono e quella storia lo ha evidentemente commosso. Molti anni fa, egli conosceva mio padre, e questo dopopranzo mi ha mandato una carta da visita, dicendo che sperava che io non avrei avuto alcuna difficoltà, se, in onore del giorno di Natale, si permetteva di mandare qualche piccola ghiottoneria alle mie bambine. Naturalmente, ho dovuto accettare, ed ecco che siete ricompensate della cattiva colazione di questa mattina.
— È il ragazzo che ha avuto questa buona idea, ci scommetto la testa! È un buonissimo figliuolo e mi piacerebbe tanto di far la sua conoscenza! Anch’egli, credo, desidera di conoscerci, ma è tanto timido e Meg dice che è sconveniente fermarsi per la strada e non vuole che gli parli quando lo incontro — disse Jo, mentre che il gelato faceva il giro della tavola e scompariva rapidamente tra gli ah! e gli oh! di soddisfazione.
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