Com’è bello! — disse Meg, esaminando i suoi fiori con grandissima soddisfazione.
— Sono proprio stupendi! Ma le rose di Beth mi son più care, — dispose la signora March, odorando la rosa mezza avvizzita che teneva ancora appuntata sul petto. Beth e si avvicinò, si strinse a lei e le mormorò in un orecchio:
—Mi piacerebbe mandarne un mazzo anche a papà! Temo che il suo Natale non sarà stato così allegro come il nostro!
CAPITOLO TERZO
Il ragazzo Laurence.
— Jo, Jo, dove sei? — gridò Meg dal fondo delle scale.
— Qui, — rispose una voce dall’alto e correndo su Meg trovò sua sorella in soffitta, ove tutta imbacuccata in un vecchio scialle, se ne stava seduta su di una poltrona presso alla finestra, mangiando mele e lacrimando sulla misera sorte dell’eroe del romanzo che stava leggendo.
Questo era il cantuccio prediletto di Jo; il luogo ove si rifugiava spessissimo con una provvista di mele in tasca ed un bel libro, per poter leggere a suo bell’agio e bearsi nella società di un minuscolo topo che non aveva alcuna paura di lei.
Appena vide comparire Meg, il topino si rifugiò nel suo buco e Jo, asciugandosi gli occhi e la faccia col fazzoletto, domandò quale fosse la causa dell’improvvisa interruzione.
— Oh! Jo, che bellezza! la signora Gardiner ci ha mandato l’invito per la sua festa da ballo di domani sera! — esclamò Meg, e mamma ci ha dato il permesso di andare. Che cosa ci mettiamo? —
— Che bisogno c’è di far questa domanda, quando sai benissimo che dovremo metterci i nostri soliti vestiti!
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