— È solamente l’umido che si sprigiona — rispose Jo.
— Che odore curioso! Assomiglia a penne bruciate — osservò Amy, accarezzando i suoi riccioli biondi.
— Ora ti toglierò i diavolini e vedrai che nuvolo di bei riccioli — disse Jo posando il ferro.
Cominciò a levar le cartine ma, ahimè, ahimè, il nuvolo di ricciolini non rimase che un pio desiderio perché i capelli vennero via insieme colla carta e la pettinatrice, con orrore, vide sul tavolino, presso alla sua vittima, una quantità di pezzetti di carta a cui erano attaccati i capelli bruciati.
— Oh Dio! Oh Dio! che cosa hai fatto? Oh Jo! I miei capelli! I miei poveri capelli! — esclamò Meg, guardandosi la frangetta bruciata.
— Al solito! Non dovevi domandarmi di farlo, Meg! Sai benissimo che riesco sempre a rovinare ogni cosa! Come me ne dispiace! Si vede che il ferri erano troppo caldi. Povera Meg! Sono proprio mortificata! — sospirò la povera Jo, guardando, colle lacrime agli occhi, la rovina compiuta.
— Non sono affatto sciupati. Increspali un po’ e legali col nastrino in modo che i cappi ti scendano sulla fronte. È la pettinatura di moda — disse Amy.
— Mi sta proprio bene! Non dovevo cercar di rendermi più bella! Quanto pagherei non averci mai pensato! — soggiunse Meg con petulanza.
— Anch’io! Stavi così bene prima! Ma ricresceranno presto, vedrai — disse Beth, baciando la povera pecorella disgraziata.
Dopo molte difficoltà Meg fu acconciata e gli sforzi riuniti dell’intera famiglia ridussero Jo in uno stato presentabile. Le due sorelle stavano molto bene nei loro vestitini semplici: Meg nel suo color grigio-perla con una fusciacca blu, e la sua spilletta d’oro e le scarpette eleganti; Jo in marrone, con un colletto duro da uomo e due o tre crisantemi per solo ornamento.
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