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      La signora Gardiner, una vecchia signora molto simpatica, le ricevé gentilmente e le affidò alle cure della maggiore delle sue sei ragazze. Meg conosceva già da un pezzo Sallie, perciò cominciò subito a parlare con lei, ma Jo, a cui non andavano a genio né le signorine, né i loro discorsi leggeri, si ritirò vicino al muro, nascondendo accuratamente la bruciatura e sentendosi così spostata, in quell’ambiente, come lo sarebbe stato un puledro focoso che fosse entrato, per caso, in un giardino di fiori. Una mezza dozzina di giovanotti, a poca distanza da lei, parlavano di pattini e di pattinare, ed ella sentì il desiderio di unirsi a loro, perché per lei il pattinare era un gran divertimento: telegrafò la sua domanda a Meg, ma le sopracciglia si alzarono in modo così allarmante e gli occhi espressero tale rimprovero che ella non ebbe il coraggio di muoversi. Nessuno veniva a parlarle e, poco a poco, il gruppo vicino a lei si sciolse, tutti se ne andarono e Jo rimase sola nel suo cantuccio. Non era possibile andar di qua e in là o vagare per le sale perché la sua bruciatura si sarebbe veduta; essa si contentò quindi di guardar la gente, criticando a suo bell’agio, finché non ebbe principio il ballo. Meg trovò subito un ballerino e le scarpette strette cominciarono a volare per la stanza in modo tale da non far sospettare a nessuno il dolore che infliggevano alla loro vittima. Jo vide da lontano un giovane dai capelli rossi che cercava di avvicinarsi al suo cantuccio e, temendo volesse invitarla a ballare, alzò una cortina che le stava vicina e si nascose là dietro ma, disgraziatamente, un’altra persona, timida al pari di lei, aveva cercato quel rifugio e Jo si trovò, in una piccola stanza, faccia a faccia col ragazzo Laurence.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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