Laurie era nel bel mezzo di una brillante descrizione di una festa di studenti a Heidelberg, quando comparve ad un tratto Meg in cerca della sorella. Ella le fece un cenno e Jo, molto a malincuore, la seguì nella stanza vicina ove la trovò distesa sopra un sofà, pallida, che si teneva un piede con una mano.
— Mi sono data una storta al piede! Quell’infame scarpetta mi si è rivoltata ad un tratto. Mi fa così male che non posso quasi camminare e non so davvero come farò ad arrivare a casa — disse dimenandosi dal dolore.
— Lo sapevo io che ti saresti fatta male con quelle scarpette e te l’ho detto, Meg! Mi dispiace assai ed il peggio si è che non so come faremo; bisognerà prendere un legno o tu dovrai deciderti a star qui tutta la notte! — rispose Jo, strofinando leggermente il povero piede mentre parlava.
— Le carrozze costano tanto e poi sarà difficile trovarne una! Tutti gli invitati vengono coi loro legni e le scuderie dove si potrebbe ordinarne sono tanto lontane; non posso mandar nessuno.
— Vado io.
— No davvero! Sono già le dieci sonate ed è terribilmente buio. Eppure non posso star qui perché la casa è piena; Sallie ha invitato alcune sue amiche a star con lei. Vuoi dire che aspetterò qui finché viene Anna, poi, in qualche modo accomoderemo.
— Aspetta, domanderò a Laurie. Egli andrà di certo — disse Jo, credendo di aver trovato una buonissima idea.
— Per carità non ci pensar neppure! Prendimi le mie galoscie e metti queste scarpette insieme coi mantelli. Non posso più ballare ma, quando avrai cenato, va’ a vedere se viene Anna e avvisami appena arriva.
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