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      — Vanno a cena adesso. Io starò con te, è molto meglio.
      — No, no, cara, va’ tu e portami una tazza di caffè. Sono tanto stanca che non posso muovermi.
      Meg si stese sul sofà colle galoscie ben nascoste e Jo si diresse verso la sala da pranzo, che trovò, dopo essere entrata in un bugigattolo buio e dopo aver aperto la porta di una stanza ove il signor Gardiner faceva una piccola cena per conto suo. Arrivata finalmente a salvamento, si avvicinò al tavolino, prese in fretta una tazza di caffè e se lo versò immediatamente sul vestito, riducendo così il davanti nelle medesime condizioni del dietro.
      — Dio mio, quanto sona disgraziata! — esclamò asciugandosi il vestito col guanto pulito di Meg.
      — Posso aiutarla? — disse una voce amichevole e, volgendosi, Jo vide Laurie con una tazza di caffè in una mano ed un gelato nell’altra.
      — Portavo un caffè a Meg che è rimasta di là, perché molto stanca; qualcuno mi ha dato una spinta ed eccomi in un bello stato! — rispose Jo, volgendo gli occhi disperatamente dal vestito macchiato, ai guanti color caffè.
      — Oh, mi dispiace molto! Volevo appunto trovar qualcuno a cui offrire questo caffè: posso darlo a sua sorella?
      — Oh grazie tanto; le farò strada io. Non lo aiuto perché son sicura di fare qualche altro malanno.
      Arrivarono là dove era seduta Meg e Laurie, da cavaliere pratico, avvicinò un piccolo tavolino, andò a cercare una seconda porzione di cena per Jo e fu così gentile che anche Meg lo battezzò «un simpaticissimo ragazzo».
      Stavano appunto facendo un bel giuoco con alcune altre persone che erano entrate e si erano unite alla compagnia, quando apparve Anna.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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