— Avete fatto molto per la vostra patria, signore —- ho detto io, provando ora per lui rispetto invece che compassione.
— Niente di più di quel che dovevo, signora. Andrei io stesso, se potessi essere utile; ma siccome non posso, ho dato i miei figli alla patria e li ho dati senza lamentarmi.
Parlava così serenamente, sembrava così sincero e contento di dar tutto ciò che aveva per la patria che mi sono vergognata di me stessa.
Io avevo dato un uomo solo e mi lagnavo; egli ne aveva dati quattro senza una parola: io avevo a casa le mie quattro ragazze, che erano la mia consolazione ed il suo ultimo figlio l’attendeva, così lontano, forse per dargli soltanto l’estremo addio! Mi sono sentita così ricca, così felice nella mia ricchezza, che gli ho fatto un bell’involto, gli ho dato del denaro e l’ho ringraziato della lezione che mi aveva dato.
— Racconta un’altra storia, mamma, una con la morale come questa. Mi piace tanto sentirtele dire, soprattutto quando sono vere e non vi sono troppe prediche — disse Jo, dopo un momento di silenzio.
La signora March sorrise e cominciò subito. Erano già tanti anni che raccontava le storielle al suo piccolo uditorio che ormai conosceva bene i suoi gusti.
— C’erano una volta quattro ragazze che avevano abbastanza da mangiare, da bere e da vestire: avevano genitori che le amavano assai, amici buoni, eppure non erano contente! (Qui l’uditorio, di sottecchi, si scambiò un’occhiata espressiva, e cominciò a lavorare con alacrità grandissima). Queste ragazze desideravano di essere buone e prendevano, ogni tanto, delle eccellenti risoluzioni, che però non erano mantenute a puntino, perché era un continuo ritornello: «Se potessi aver questo!
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March
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