Se potessi aver quest’altro!» dimenticandosi sempre di quello che già avevano e di quante belle e divertenti cose potevano fare. Disperate domandarono un giorno ad una vecchietta che desse loro la chiave per essere felici ed essa rispose: — Quando siete scontente, ricordatevi soltanto di tutto il bene che avete e siatene riconoscenti. — (A questo punto, Jo alzò la testa come per parlare, ma poi cambiò idea vedendo che la storia non era ancora terminata).
Essendo esse delle ragazze ragionevoli, decisero di accettare il suo consiglio e ben presto furono meravigliate nel vedere come erano migliorate le loro condizioni! L’una scoprì che i danari non riuscivano a scacciare dalla casa il dolore e la vergogna: un’altra che, benché povera, era molto più felice colla sua giovinezza, la sua salute e l’allegria, di una certa vecchietta brontolona e malata che non poteva godere del suo danaro; una terza che, quantunque il preparare il pranzo fosse molto noioso, pure l’andare a mendicare era anche peggio; e la quarta che i più begli anelli d’oro non valevano quanto la buona condotta. Decisero perciò di non brontolar più, di contentarsi di tutto ciò che avevano e, credete a me, non furono né deluse né scontente d’aver seguito il consiglio della vecchierella. —
— Mammina, sei molto cattiva di valerti dei nostri racconti, per farci un sermone in tutta regola, invece di raccontarci una storia piacevole — disse Meg.
— Questo genere di sermoni mi piace però: assomiglia a quelli che ci faceva papà — aggiunse Beth pensierosa, mentre raddrizzava gli aghi sul cuscinetto di Jo.
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Meg Beth
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