— Quel ragazzo è troppo solo; ha bisogno di compagnia e di divertimento — disse Jo tra sé. — Il nonno non capisce quello che ci vorrebbe per lui e lo tiene chiuso là dentro! Egli dovrebbe avere la compagnia di ragazzi allegri o di qualche persona giovane con cui fare un po’ di chiasso. Ho una gran voglia di andarlo a dire al vecchio! —
— Questo progetto piacque a Jo: era la persona delle avventure arrischiate e scandalizzava molto spesso Meg con le sue idee curiose. La proposta che si era fatta, però, di andare al palazzo non le passò di mente, e, colta la giornata propizia, Jo risolse di fare il possibile per riuscire nel suo intento. Visto il signor Laurence uscire di casa, si vestì ed andò in giardino a fare la sua stradicciuola dando intanto una guardata all’intorno. Non vide nulla: tutto era tranquillo, le tendine abbassate alle finestre del piano terreno, nessuna persona di servizio, e nulla di umano visibile all’infuori di una testa bruma, ricciuta appoggiata ad una mano lunga e secca ad una finestra del primo piano.
— Eccolo là! — pensò Jo tra sé — Povero ragazzo! Solo, solo e malato, in questa giornata così fredda! È una vergogna! Voglio tirar su una palla di neve per farlo guardare qua e poi gli dirò qualche parola di conforto. — Detto fatto, Jo prese una manata di neve e la gettò contro la finestra. La testa si voltò subito e mise in evidenza un volto che perdette, alla vista di Jo, la sua espressione annoiata e si fece subito sorridente e gioviale. Jo salutò colla testa, sorrise e sventolò la sua granata per aria, gridando:
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Meg Laurence
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