Ecco fatto. Così parlando, Jo aveva messo tutto in ordine ed aveva dato un nuovo aspetto alla stanza. Laurie la guardava con grande rispetto e taceva: quando ella gli fece cenno di venire a sdraiarsi sul sofà, egli vi si lasciò cadere con un sospiro di soddisfazione, dicendo con uno sguardo di gratitudine: — Com’è buona! È proprio quello che mi ci voleva! Ora mi faccia il piacere di accomodarsi in quella poltrona e dirmi che cosa posso fare per divertirla.
— No, sono io che sono venuta a divertire lei! Vuole che legga forte? — disse Jo, guardando con tenerezza una quantità di libri in una piccola biblioteca.
— Oh, no grazie; li ho già letti tutti e, se non le dispiace, preferirei chiacchierare un po’ — rispose Laurie.
— Come vuole! Se carico la macchina posso chiacchierare anche fino a domani! Beth dice che so quando principio, ma non posso mai sapere quando finisco.
— Beth è quella bambina bianca e rosea che sta quasi sempre a casa e qualche volta esce con un panierino? — domandò Laurie con interesse.
— Sì, quella è Beth; è la mia preferita ed è tanto buona!
— La signorina tanto carina è Meg e quella ricciuta è Amy, vero?
— Come lo sa?
Laurie arrossì, ma rispose subito con franchezza: — Ecco, sento spesso che si chiamano l’un l’altra e quando son così solo solo non posso far a meno di guardare giù nel giardino; hanno sempre l’aria di divertirsi tanto! Le domando scusa se sono così indiscreto; ma qualche volta dimenticano, la sera, di tirar giù la tenda della finestra nel salottino e quando vi è il lume acceso è un bel quadretto vedere il fuoco e tutte loro con la mamma, riunite intorno al tavolino.
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