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      Non è molto che abitiamo qui, ma conosciamo tutti i nostri vicini, eccetto loro.
      — Il nonno vive fra i suoi libri e non si cura di quello che accade fuori. Il signor Brooke, il mio precettore, non vive con noi e così non ho nessuno da accompagnarmi di qua e di là e sto rinchiuso in casa facendo del mio meglio per passare il tempo.
      — Questo è male; dovrebbe anzi andare a vedere tutti quelli che l’invitano a casa loro; così conoscerebbe molta gente e farebbe amicizie. Anche se si sente timido vada lo stesso; vedrà che anche la timidezza passa col tempo.
      Laurie arrossì di nuovo, mia non fu punto offeso nel sentirsi accusare di timidezza; vi era tanto buon volere in Jo, tanta bontà, che era impossibile prendersi a male i suoi franchi discorsi.
      — Le piace andar a scuola? — ricominciò Laurie, cambiando discorso, dopo aver fissato per qualche minuto silenziosamente il fuoco, mentre Jo si guardava intorno con aria soddisfatta.
      — Non vado a scuola; sono un uomo d’affari, una ragazza cioè: vado a tener compagnia a mia zia, una cara vecchia brontolona — rispose Jo.
      Laurie aprì la bocca per fare un’altra domanda, ma ricordandosi in tempo che non stava bene essere indiscreti, si trattenne, ma rimase un po’ confuso. A Jo, che se ne era accorta, piacque questa discrezione, e, non curandosi di ridere un po’ alle spalle della povera zia March, gli fece una descrizione comica ed umoristica della vecchierella: del suo camino grasso e grosso, del pappagallo che parlava spagnuolo e del suo paradiso, la libreria.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





Brooke Laurie March