Non capisci un complimento neppure quando te lo fanno! — disse Meg con l’aria, di una signorina a cui i complimenti non sono cosa nuova.
— I complimenti sono tutte sciocchezze e ti prego di non essere stupida e guastarmi le uova nel paniere colle tue storie: Laurie è un bravo ragazzo e mi piace molto e non voglio che si parli di sentimentalismo o di cose di questo genere. Noi saremo molto buone con lui perché non ha madre ed è così solo, solo, e, mammina, egli può venire a trovarci, non è vero?
— Sì, Jo, il tuo piccolo amico sarà molto bene accetto, e spero che Meg vorrà ricordarsi che i bambini debbono rimanere bambini più a lungo che sia possibile.
— Io non mi considero una bambina e non ho ancora superati i tredici anni: — disse Amy. Che cosa ne dici tu, Beth?
— Stavo pensando al nostro viaggio di Pellegrine, rispose Beth, che non aveva inteso una sola parola della discussione: — Siamo stati abbastanza buone finora, tanto che abbiamo passato il primo cancello: forse la casa laggiù con tutte le sue ricchezze e le belle cose di cui parla Jo sarà, per noi, il palazzo della felicità.
— Bisogna però passare prima dinanzi alla «Fossa dei Leoni», — disse Jo, come se l’idea le piacesse.
CAPITOLO SESTO
Beth trova «Il palazzo della Felicità»
La gran casa fu per i March, davvero «Il palazzo della Felicità», benché ci volesse un po’ di tempo per entrarvi e Beth, soprattutto, trovasse molto difficile passare dinanzi alla fossa dei leoni. Il più terribile dei leoni era il signor Laurence, ma, dopo che egli ebbe fatto una visita in casa loro, detto qualcosa di amabile a ciascuna delle ragazze, e ricordati, insieme colla loro mamma i tempi passati, nessuno più ebbe paura di lui, eccetto la timida Beth.
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