Durante una delle sue brevi visite, lasciò cadere il discorso sulla musica e parlò dei grandi artisti che aveva sentiti, di bellissimi organi, e raccontò tanti aneddoti interessanti e piacevoli, che Beth, non potendo più resistere alla tentazione di ascoltarlo, uscì dal suo solito cantuccio e si avvicinò poco a poco, quasi affascinata. Giunta dietro alla seggiola del signor Laurence, si arrestò e stette là, muta, coi grandi occhioni spalancati e le guance rosse ed infocate per l’eccitamento.
Il signor Laurence non si voltò neppure verso di lei, ma continuò a parlare delle lezioni di Laurie e dei suoi maestri; e dopo un po’ di tempo aggiunse, come se l’idea gli fosse allora allora venuta alla mente: — Quel ragazzo ha tralasciato la sua musica ora e ne sono assai contento perché, al dire il vero, temevo che ci prendesse troppa passione. Ma il piano si guasta, perché nessuno lo suona; qualcuna delle sue ragazze potrebbe venire di tanto in tanto a suonare, tanto per smuovere i tasti, sa, signora?
Beth avanzò di un passo e strinse forte forte le mani, per impedire che si mettessero ad applaudire da sé; questa era davvero una tentazione! e l’idea di suonare su quel magnifico piano le toglieva quasi il respiro. Prima però che la signora March potesse rispondere o ringraziare, il signor Laurence continuò, con un sorriso appena percettibile: — Non c’è bisogno che s’incontrino o parlino con nessuno; possono entrare ed andare direttamente nella sala. Io sono sempre chiuso nel mio studio, nella parte opposta della casa, Laurie è quasi sempre fuori e le persone di servizio non si avvicinano mai alla sala dopo le nove.
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