— Ciò detto, si alzò e proprio nel momento in cui Beth prendendo il coraggio a due mani, stava per parlare, riprese: — Dica questo alle signorine e, se non vogliono venire, facciano pure quello che credono. — A questo discorso una piccola mano fu posata sulla sua e Beth, guardandolo con un viso pieno di gratitudine, disse colla sua timida vocetta: — Oh signore! sì che vogliono venire! sì che vogliono venire!
— Ah, tu sei la pianista? — domandò il signor Laurence, senza alcun «hey» spaventoso, guardandola con infinita dolcezza.
— Sono Beth! Ma amo tanto tanto la musica e verrò, se è proprio sicuro che nessuno mi sentirà, e che non disturberò — aggiunse, temendo di essere impertinente e meravigliandosi di sé stessa.
— Nessuno, te lo assicuro, piccina; la casa è quasi sempre deserta, perciò vieni, suona e strimpella quanto ti pare e piace ed io te ne sarò proprio riconoscente.
— Oh signore, com’è buono! — e Beth arrossì come una rosa sotto lo sguardo del vecchio, ma non fu spaventata e diede invece una stretta alla manona che teneva la sua, non potendo in altro modo testimoniargli la sua riconoscenza. Il signor Laurence le accarezzò dolcemente i capelli e chinandosi la baciò in fronte, dicendo con voce, che quasi nessuno aveva mai udito:
— Avevo una volta una bambina cogli occhi come i tuoi! Dio ti benedica! — Buongiorno, signora — e in gran fretta usci dalla stanza. Beth sfogò prima la sua gioia colla mamma, poi corse su a dar la notizia alla sua povera famiglia malata, giacché le sorelle non erano a casa.
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Beth Beth Laurence Beth Beth Laurence Dio Beth
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