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      — Vorrei avere io un po’ di quel denaro che Laurie spende pel cavallo — aggiunse, quasi parlando a sé stessa, ma sperando che le sorelle la udissero.
      — Perché? — domandò Meg con un sorriso, poiché Jo rideva tanto per questo secondo marrone di Amy da non poter neanche parlare.
      — Ne ho tanto bisogno, sono in debito di non so quanto! E fino al mese venturo non tocca a me di avere il denaro dei vecchi giornali!
      — Sei in debito, Amy! Che cosa dici! — esclamò Meg seriamente.
      — Dico che sono in debito di almeno una dozzina di caramelle, e non posso pagarle perché non ho denari e sai che mamma non vuole che li faccia mettere in conto alla bottega.
      — Dimmi un po’, sono di moda le caramelle ora? Prima erano le palline di gomma — e Meg cercò di non ridere nel vedere l’aria d’importanza di Amy.
      — Vedi, le ragazze le comprano sempre, e, a meno di esser creduta avara, bisogna che anch’io faccia lo stesso. Tutte portano a scuola le caramelle e non fanno altro che succhiarle durante la lezione; si fanno cambi, per esempio una caramella per un lapis, per una bambolina di carta, per un anellino di margherite, o per qualcosa di simile. Se una ragazza ha simpatia per un’altra, le offre una caramella: se ha antipatia gliela mette sotto il naso e poi se la mangia. Si va per turno ed ormai io ho avuto tante di quelle caramelle dalle altre che sarebbe una vergogna se non ne offrissi qualcuna anch’io; sono debiti d’onore, sai!
      — Quanto ti ci vorrebbe per comprar tante caramelle da potere redimere il tuo onore?


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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