Questo poi era troppo! Tutte gettavano al signor Davis delle occhiate furibonde e supplichevoli ed una, più ghiotta di caramelle delle altre, scoppiò in singhiozzi.
Quando Amy ritornò dal suo ultimo viaggio, il signor Davis diede un fenomenale «Hem» e disse con il suo più solenne atteggiamento oratorio:
— Signorine, vi ricordate che cosa dissi una settimana fa? Mi dispiace che ciò sia accaduto, ma siccome non permetto mai che si infrangano le mie regole, così applicherò la punizione che ho promesso. Signorina March, faccia il piacere di porgere la mano.
Amy sussultò e mise ambedue le mani dietro la schiena, lanciando un’occhiata supplichevole, che implorava meglio per lei di qualunque parola. — Essa era una delle favorite del «vecchio Davis», come naturalmente era chiamato ed è mia opinione che egli avrebbe forse mancato alla sua parola se una delle signorine non si fosse presa la pena di fare udire un leggiero fischio. Questo sibilo, abbastanza leggiero, ma pure sensibile, finì col fare perdere completamente quel po’ di pazienza che rimaneva all’irato professore e segnò la condanna della colpevole.
— La mano, signorina March! — fu la sola risposta che ricevette lo sguardo di Amy e, troppo orgogliosa per piangere e raccomandarsi, essa strinse i denti, gettò in segno di sfida il capo all’indietro e ricevé, senza aprir bocca, alcune vergate sulla piccola palma della mano. Non furono molte né forti queste vergate, ma ciò non le faceva differenza alcuna. Per la prima volta in vita sua era stata battuta e l’umiliazione non poteva essere maggiore se egli l’avesse gettata con tutta la forza per terra.
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