— È il mio orribile carattere! cerco di migliorarlo e quando credo di esservi riuscita, scappa fuori peggio di prima. Oh mamma! Che cosa posso fare, che cosa posso fare? — esclamò la povera Jo con accento disperato.
— Prega e fatti forte, cara, e non stancarti mai nella lotta e non credere che sia impossibile di vincere i propri difetti — disse la signora March, stringendo la testa scapigliata della fanciulla contro il suo seno e baciando le guance bagnate con tanta tenerezza, che le lacrime di Jo raddoppiarono.
— Tu non puoi capire! Non sai quanto io sia cattiva! Quando monto sulle furie sarei capace di qualunque cosa! Divento così feroce che potrei anche fare del male e goderne! Temo di fare un giorno qualche cosa di veramente terribile e rovinarmi la vita e fare sì che tutti mi prendano in odio. Oh, mamma aiutami, aiutami tu!
— Lo farò cara, lo farò, per quanto mi è possibile! Non piangere tanto, Jo, ma ricordati di questo giorno e giura a te stessa che non ne sorgerà mai un altro simile. Jo, cara, noi tutti abbiamo delle tentazioni, qualche volta molto più grandi delle tue e spesso una intiera vita non è sufficiente per vincerle. Tu credi che il tuo carattere sia il peggiore che vi sia sulla terra, ma non sai che anche il mio era abbastanza cattivo.
— Il tuo mamma? Ma tu non ti inquieti mai! — esclamò Jo, dimenticando nella sua meraviglia anche il proprio rimorso.
— Ho cercato per quarant’anni di combatterlo e non sono arrivata che a frenarlo. Mi inquieto quasi ogni giorno, Jo, ma ho imparato a non farlo vedere e spero, col tempo, di arrivare a non sentirlo neppure, anche se mi dovesse costare ancora quaranta anni di fatiche.
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March
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