Furono tempi molto tristi e duri quelli, Jo, e versai lacrime amare sulle mie sconfitte e, nonostante tutti i miei sforzi, mi pareva di rimanere sempre allo stesso punto. Venne poi tuo padre e fui per un tempo così felice, che mi pareva la cosa più facile quella di essere paziente e buona. Ma dopo qualche anno, quando ebbi quattro figliuoline e venne la povertà, ricominciai le mie battaglie: io non sono paziente, Jo, e ti puoi immaginare se soffrivo quando voi mancavate di ogni cosa.
— Povera mamma! Ma chi ti aiutò allora?
— Tuo padre, Jo. Egli non perde mai la pazienza, egli non dubita mai, non si lamenta mai, egli spera sempre, lavora ed aspetta con tanta pazienza e tanto buon volere che è una vergogna di essere men che buoni dinanzi a lui. Egli mi aiutava e confortava e mi diceva sempre di mettere in pratica tutte le virtù che desideravo avessero le mie figliuole, e ciò per dar loro il buon esempio. Era più facile lottare per voi che per me stessa: un vostro sguardo spaventato o sorpreso era per me la maggiore delle punizioni e l’amore, il rispetto e la confidenza delle mie figliuole erano per me la più grande ricompensa della vita.
— Oh mamma! Se, a forza di buona volontà, potrò arrivare ad avere una piccola parte della bontà che hai tu, potrò essere ben contenta; — esclamò Jo, molto commossa.
— Spero anzi che sarai molto migliore, cara, ma tu devi stare sempre in guardia contro il tuo «nemico interno», come lo chiama il babbo, perché, se non lo tieni a freno, esso potrebbe sciuparti la vita per sempre.
| |
|