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      — Sì: lo credo! — disse Laurie seriamente.
      — Perché? Non ti piaccio vestita così? — domandò Meg.
      — No davvero! — rispose Laurie.
      — Perché?
      Lo sguardo che Laurie gettò sulla testina ricciuta, sulle spalle nude e sul vestito guarnito fantasticamente, svergognò Meg più ancora delle parole che non racchiudevano un atomo della sua solita gentilezza: — Non mi piacciono i fronzoli e le caricature! — Questo però era proprio troppo e Meg stizzita gli voltò le spalle, dicendo:
      — Sei il ragazzo più impertinente che io abbia mai conosciuto. — Rossa ed indignata, Meg si avvicinò ad una finestra ed appoggiò la guancia, che era divenuta di bragia, ad uno dei vetri, ma, mentre era lì mezza nascosta, vide il Maggiore Lincoln che passava e che avvicinatosi a sua madre diceva: — Mi hanno sciupato quella bambina: volevo che tu la vedessi, ma stasera non è altro che una bambola.
      — Oh Dio! — sospirò Meg. — Come sarei più contenta se non mi fossi messa questo vestito! Almeno non avrei scandalizzato gli altri, né mi sarei sentita così male io stessa!
      Appoggiò la fronte sul vetro, si nascose dietro una delle cortine, non accorgendosi neppure che il suo ballo favorito era incominciato, quando si sentì toccare un braccio e vide Laurie che, con faccia contrita e con il suo migliore inchino, le tendeva la mano e le diceva;: — Perdonami se sono stato così poco gentile e vieni a ballare, Meg.
      — Temo che sarebbe troppo spiacevole per te — rispose Meg, volendo far mostra di essere ancora corrucciata e non riuscendovi affatto.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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