Ripeté questa manovra diverse volte con gran divertimento di un bel giovane, dagli occhi neri vivaci, che se ne stava alla finestra di una casa di rimpetto. Ritornata per la terza volta, Jo si scosse, si tirò il cappello sugli occhi e salì le scale come se dovesse andare a farsi cavare tutti i denti.
Sulla porta, fra le altre cose, vi era l’affisso di un dentista ed il giovane signore, dopo aver guardato con grande attenzione un paio di mascelle, che lentamente si aprivano e si chiudevano per attirare l’attenzione del pubblico su di una bellissima dentiera falsa, s’infilò il soprabito, prese il cappello, ed andò ad appostarsi alla porta dirimpetto, dicendo fra sé, con un sorriso ed un brivido: — Al solito sola, quando deve far qualcosa di spiacevole, ma se le fa molto male avrà bisogno di qualcuno per accompagnarla a casa.
Dieci minuti dopo Jo venne giù di corsa col volto rosso ed infuocato e l’aspetto di una persona che ha passato un brutto quarto d’ora. Quando vide il signorino non parve punto contenta e gli passò dinanzi facendo un cenno di saluto, ma egli la seguì e disse con aria di grande simpatia:
— Ti ha fatto molto male?
— Non molto.
— Ha fatto presto.
— Sì, fortunatamente.
— Perché sei venuta sola?
— Perché non volevo che lo sapessero in casa.
— Sei il tipo più curioso che io abbia mai conosciuto! Quanti te ne ha cavati?
Jo guardò il suo amico come se non avesse capito quel che volesse dire, poi cominciò a ridere di gran cuore.
— Ce ne sono due che vorrei che uscissero, ma devo aspettare una settimana.
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