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      — Che cosa ridi? Sei dietro a far qualche birichinata, Jo — disse Laurie.
      — Anche voi, mio caro. Che cosa facevate, signore, in quella sala da biliardo?
      — Domando scusa, signora mia; non era una sala da biliardo, ma una sala di scherma e stavo prendendo la mia lezione.
      — Ah, sono contenta!
      — Perché?
      — Perché così potrai insegnare anche a me: e quando faremo l’Amleto, tu potrai essere Laerte ed avremo un duello magnifico. — Laurie scoppiò in una tale risata da far sorridere senza volerlo alcuni dei passanti.
      — Questa non è l’unica ragione che ti ha fatto dire «Sono contenta» con tanto entusiasmo. Non me la dare ad intendere, cara mia, perché non è vero.
      — No, ero contenta che tu non fossi in una sala da biliardo: e spero che non ci metterai mai piede. Non ci vai mica, eh?
      — Non spesso.
      — Sarei più contenta se tu non ci andassi mai.
      — Non c’è nulla di male, Jo; ho il biliardo a casa, ma non e’è sugo a fare una partita, se i giocatori non sono abili: a me piace assai il biliardo e perciò vengo qualche volta a fare una partitina con Ned Moffat o qualche altro amico.
      — Mio Dio, come mi dispiace! E tu ci prenderai sempre più gusto, perderai tempo e danaro e finirai per divenire come tutti quei ragazzacci. Avevo sperato che saresti rimasto buono e saresti divenuto l’orgoglio dei tuoi amici — disse Jo, scuotendo la testa.
      — Non ci si può prendere un po’ di svago onesto e lecito senza perdere la propria rispettabilità? — domandò Laurie un po’ offeso.
      — Dipende dal luogo e dal modo in cui si prende questo svago.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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