Il caffè fu una vera manna, tanto più che Anna, quella mattina, l’aveva fatto con più cura del solito e nessuna delle ragazze potè resistere alle sue preghiere né al fragrante invito, che usciva dal becco della caffettiera. Si avvicinarono alla tavola, scambiarono i fazzoletti por i tovaglioli e dieci minuti dopo erano già rimesse.
— Lavora e spera! ecco il motto per noi: perciò vediamo chi lo mantiene di più. Io, come al solito, me ne andrò dalla zia March! Ma, oh Dio, chi sa come brontolerà oggi!— disse Jo, mentre beveva, riprendendo un po’ di coraggio.
— Io andrò dai miei King, quantunque preferirei rimanere a casa a vedere come vanno le cose — disse Meg, che avrebbe pagato qualcosa per non avere gli occhi così rossi.
— Non ce n’è bisogno; Beth ed io sappiamo benissimo dirigere la casa — disse Amy con aria d’importanza.
— Anna ci dirà che cosa dobbiamo fare e vedrete che prepareremo tutto per benino al vostro ritorno — aggiunse Beth, tirando fuori il suo catino ed i suoi cenci senza perder tempo.
— Io trovo che l’ansietà è molto interessante — disse Amy pensosa, mentre mangiava dei gran pezzi di zucchero.
Le ragazze non poterono fare a mena di ridere, benché Meg scuotesse la testa e rimproverasse la signorina che trovava conforto in una zuccheriera.
La vista dei mantelli le fece ridiventar serie e quando le due maggiori uscirono per andare al lavoro si voltarono indietro con dispiacere per guardare la finestra ove vedevano sempre il volto sereno della loro buona mamma. Ma Beth si era ricordata dell’antica abitudine e quando si voltarono la videro alla finestra che muoveva la testa su e giù come un roseo mandarino.
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