Jo lesse la lettera, ma quel grave peso che aveva sul cuore non si alleggerì ed il suo volto era così triste che Laurie domandò subito:
— Che cosa c’è? Beth sta peggio?
— Ho telegrafato a mamma che venga — disse Jo cercando, con un’espressione indicibile di togliersi le scarpe.
— Brava Jo! L’hai fatto di tua iniziativa? — domandò Laurie, mentre, vedendo come la sua mano tremava, la faceva sedere su di una seggiola e l’aiutava a levarsi la scarpa ribelle.
— No, il dottore ce l’ha detto!
— Oh Jo! Siamo a questo punto? — gridò Laurie col volto spaventato.
— Sì! Non ci riconosce più, non parla neppure più delle «tortorelle verdi», come chiamava i rami di vite sul muro, non sembra più la mia Beth e non e’è nessuno che ci aiuti a sopportare questa terribile prova! Mamma e papà sono tutti e due andati via e Iddio sembra essere così lontano che non lo posso più trovare! — e la povera Jo, colle guance rigate di lacrime, tese le mani, come se brancolasse nel buio, in modo così derelitto, che Laurie prese quelle mani nelle sue e mormorò come potè, con un nodo alla gola: — Jo, cara, se ti posso essere di aiuto, sono qua io!
Ella non poteva parlare, ma la dolce pressione di quella mano amica confortò un poco il suo povero cuore, e parve condurla più vicina a quel braccio divino che solo poteva confortarla nel suo dolore. Laurie avrebbe pagato qualunque cosa per poterle dire parole di conforto e di affetto, ma non ne trovava che potessero esprimere il suo pensiero e stava muto, accarezzando la povera testa abbattuta, come faceva sempre la sua mamma.
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