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      Il dottore era venuto ed aveva detto che una crisi sarebbe avvenuta probabilmente verso mezzanotte e che a quell’ora egli sarebbe tornato.
      Anna, esausta dalla fatica, si sdraiò sul sofà a’ piedi del letto e si addormentò. Il signor Laurence continuava a camminare su e giù nell’entrata, pensando che avrebbe preferito di trovarsi dinanzi ad una batteria di nemici piuttosto che vedere il volto ansioso che Mrs March avrebbe avuto al suo arrivo; e Laurie sdraiato sul sofà, fingeva di dormire, ma in verità guardava il fuoco con quello sguardo pensieroso e triste che rendeva i suoi occhi così dolci ed espressivi. Le ragazze non si dimenticarono mai più quella notte, in cui sedevano là vicino al letto, vegliando la sorella, affrante da quell’orribile senso di impotenza che viene in generale in quei momenti terribili.
      — Se Iddio ci fa la grazia di lasciarci Beth, non mi lagnerò mai più — disse Meg seriamente.
      — Se Iddio ci lascia Beth, cercherò di amarlo e di servirlo per tutta la mia vita — disse Jo con eguale fervore.
      — Che bellezza se non avessimo cuore! Il mio mi fa tanto male — sospirò Meg dopo una pausa.
      — Se la vita fosse spesso così non so come faremmo a vivere — aggiunse la sorella, abbattuta e scoraggiata.
      L’orologio suonò la mezzanotte e tutt’e due le sorelle si chetarono e con più attenzione ancora spiarono il volto di Beth che pareva loro avesse già subito un cambiamento. La casa era silenziosa come la morte e non si udiva altro che l’ululare monotono del vento. La povera Anna continuava a dormire e nessuno, all’infuori delle sorelle, vide la pallida ombra che sembrò cadere sul lettino della malata.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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