Amen.
E questo testamento io firmoaddì 20 novembre, Anno Domini 1861.
Amy Curtis March.
Testimoni: Estelle Valnor
Teodoro Laurence.
L’ultimo nome era scritto in lapis ma Amy volle che egli lo ripassasse coll’inchiostro e sigillasse bene il documento.
— Chi te l’ha messo in testa? Qualcuno ti ha detto che Beth voleva dar via la sua roba? — domandò Laurie seriamente, mentre Amy gli posava dinanzi un nastrino rosso, un pezzo di ceralacca, una candela accesa ed un calamaio.
Ella gli spiegò tutto, poi domandò ansiosa: — Che cosa hai detto di Beth?
— Mi dispiace di aver parlato, ma siccome il male è fatto, così finisco. Un giorno la povera piccina ai sentiva così male che disse a Jo che voleva lasciare il pianoforte a Meg, l’uccellino a te, e la povera bambola vecchia e rotta a Jo, sperando che per amor suo le avrebbe voluto bene. Le dispiaceva di aver così poco da dare ma lasciò a tutti noi dei riccioli dei suoi capelli ed un bacio al nonno. Ella non ha mai pensato al testamento.
Mentre parlava, Laurie stava scrivendo e chiudendo la carta e non alzò gli occhi che quando una grossa lacrima cadde sul foglio. Il volto di Amy era mesto e serio ma non disse che questo:
— Non si mettono qualche volta dei poscritti nei testamenti?
— Sì, li chiamano codicilli.
— Allora mettine uno nel mio; desidero che tutti i miei ricci siano tagliati e distribuiti ai miei cari ed agli amici. Me ne sono dimenticata ma voglio che sia fatto, benché sappia che mi farà diventare così brutta!
Laurie aggiunse il codicillo sorridendo a quest’ultimo e maggior sacrificio di Amy.
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