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      — Non so se hai ragione.
      — Egli dovrebbe fidarsi di me, e non agire con me come con un ragazzo. È inutile Jo, è tempo ormai che impari che non sono più un bambino attaccato alle sottane della mamma!
      — Mamma mia, che fiammiferi che siete! sospirò Jo. — Ed ora come vuoi fare?
      — Se lui mi chiede scusa e dichiara di credermi quando gli dico che non posso parlare, allora penserò a fare la pace.
      — Benedetto te! Ti pare che il nonno possa chiederti scusa?
      — Ed io non scendo finché non lo fa!
      — Teddy, non essere ridicolo, via! Non ti intestare ed io spiegherò tutto al nonno nel miglior modo possibile. Non puoi mica rimanere in camera tua in eterno: perciò che sugo c’è a fare il tragico?
      — Non ho nessuna intenzione di rimanere qui in eterno. Scapperò di casa ed andrò a fare un viaggio ed allora il nonno s’accorgerà che dico sul serio e verrà a più miti consigli.
      — Me lo immagino, ma veramente tu non dovresti farlo tanto inquietare!
      — Non mi far prediche! Andrò a Washington a trovare Brooke: almeno mi divertirò dopo tutte queste noie!
      — Che bella cosa sarebbe! Se potessi scappare anch’io! — disse Jo, dimenticando la sua parte di mentore e pensando soltanto alla vita allegra e spensierata che avrebbero menato alla capitale.
      — Vieni via! Perché no? Tu fai una bella sorpresa a tuo padre ed io a Brooke. Sarebbe proprio uno scherzo magnifico! Coraggio Jo! Lasciamo qui bene in vista una lettera dicendo che stiamo benone e partiamo subito. Io ho danaro sufficiente per tutti e due: a te farà un gran bene e non ci sarà nulla di male perché tu vai a vedere tuo padre.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





Washington Brooke Brooke