— domandò Jo molto seriamente.
— Sì, ma non lo farà — rispose Laurie che, in cuor suo, desiderava di rappattumarsi col nonno, ma che voleva avere prima una riparazione alla sua dignità offesa.
— Se ho potuto ottenere qualcosa dal giovane, otterrò più dal vecchio — mormorò Jo tra di sé, uscendo dalla stanza e lasciando Laurie che, con la testa tra le mani e le gomita appoggiate alla tavola, stava studiando l’orario ferroviario.
— Entrate — disse la voce burbera del signor Laurence che, quel giorno, sembrava ancor più burbera del solito.
— Sono io signore: le ho riportato il libro che mi ha prestato — rispose Jo con grande gentilezza, entrando nella stanza.
— Ne vuoi degli altri? — domandò il vecchio, tentando di non mostrare il suo malumore.
— Sì, grazie: il vecchio Sam mi è talmente piaciuto che vorrei il secondo volume — rispose Jo, pensando di ingraziarselo chiedendo il secondo volume di quell’opera dilettevole ch’egli le aveva molto raccomandata. Le scure sopracciglia aggrottate si fecero meno severe ed il signor Laurence appoggiò lo scaleo allo scaffale ove era riposta la letteratura Johnsoniana. Jo ai arrampicò fino in cima e, sedendosi sull’ultimo scalino finse di cercare il volume, ma in realtà stava scervellandosi per trovare il modo per incominciare il suo arduo e pericoloso discorso. Il signor Laurence, però, parve sospettare che qualcosa si stesse maturando in quel cervello poiché, dopo aver fatto due o tre giri per la stanza, come un orso in gabbia, si volse verso di lei ad un tratto con tale veemenza che Rasselas le cadde di mano, andando a sfasciarsi sul pavimento.
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