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      Gli «invincibili» avevano fatto del loro meglio per essere degni del nome a loro dato, perché, lavorando la notte come degli spiriti, avevano preparato a tutti una comica sorpresa. Nel giardino era stata costruita una bellissima donna di neve, coronata di alloro, con un paniere di frutta e fiori in una mano, un cartoccio di musica nell’altra ed una poesia scritta su di una bandiera rosa che le spuntava dalle labbra. Quanto rise Beth nel vederla! Quante corse in su e in giù fece Laurie portando dentro i regali e che discorsi ridicoli fece Jo, mentre glieli presentava!
      — Sono tanto contenta che, se anche papà fosse qui, non credo che potrei desiderare altro al mondo! — disse Beth con un sospiro di soddisfazione, mentre Jo la portava nello studio, per farle assaggiare uno dei grappoli della bellissima uva che le aveva regalato la «Jungfrau».
      — Anch’io — soggiunse Jo battendo lievemente sulla tasca ove riposava il tanto desiderato racconto di Undine e Sintram.
      — Ed io? — disse Amy, non mai sazia di ammirare la bella copia della Madonna col Bambino che le aveva regalato sua madre.
      — Che cosa potrei desiderare io!— gridò Meg, accarezzando lievemente le pieghe del suo primo vestito di seta, che il signor Laurence aveva insistito per regalarle.
      — Ed io posso dire altrettanto!— disse la signora March, con gratitudine, volgendo lo sguardo dalla lettera di suo marito al volto sorridente di Beth ed accarezzando lo spillo formato di capelli grigi, dorati, castagni e bruni, che le ragazze le avevano allora allora appuntato sul petto.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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