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      In questa bruciatura leggo il sacrificio della vanità: e sono sicuro che il lavoro, fatto da queste dita punte ed indurite, durerà a lungo, perché ciascun punto è stato dato con tutta la buona volontà. Cara Meg, all’educazione mondana o alle manine bianche io preferisco quelle altre mani femminili che rendono la casa felice; sono orgoglioso di tenere fra le mie questa buona, questa cara manina e spero di non doverla dar via troppo presto.
      Meg non poteva avere una ricompensa più grande della stretta di mano di suo padre e del sorriso che le diede e le lunghe ore di lavoro le parvero leggiere in confronto alla soddisfazione provata nell’udire questa lode di suo padre.
      — Che cosa hai scoperto in Jo? Di’qualcosa di molto carino, papà, perché ha fatto tanto ed è stata così buona con me! — disse Beth all’orecchio di suo padre. Egli rise, e, guardando la ragazzona, che sedeva di faccia a lui con una espressione mite e dolce sul volto bruno, disse: — Nonostante la zucca pelata, non vedo più il «ragazzo Jo» che lasciai un anno fa. In sua vece scorgo una signorina, che si mette il colletto dritto, che si allaccia le scarpe, che non fischia e non parla a voce troppo alta, né si sdraia sul tappeto come faceva una volta. Il suo volto è adesso un po’ pallido e magro per le lunghe veglie, la continua ansia, ma mi piace guardarlo perché la sua espressione è più dolce e la voce più tranquilla. Vedo che non salta più, ma si muove tranquillamente ed ha tanta cura di una certa personcina che proprio fa piacere vederle insieme.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





Meg Beth