Sono contento di te, piccina mia, poiché sarei molto orgoglioso di una bella statua fatta dalla mia bambina, mia sarò infinitamente più contento di una figlia amorosa che ha il segreto di rendere bella la sua vita e quella degli altri.
— Che cosa pensi, Beth? — domandò Jo quando Amy, ringraziato suo padre, ebbe raccontata la storia dell’anellino.
— Ho letto oggi nel «Progresso dei Pellegrini» che, dopo molti dolori, Cristiano e Speranza arrivarono ad un bellissimo prato coperto di gigli ed altri bei fiori e là si riposarono prima di terminare il loro viaggio — rispose Beth ed aggiunse, scendendo dalle ginocchia di suo padre ed avviandosi lentamente al piano: — È ora di cantare e voglio essere al mio posto stasera. Cercherò di cantare la canzone del pastore che udirono Cristiano e Speranza mentre si riposavano. Ho cercato di metterla in musica per te, papà, perché so che ti piacciono tanto quei versi.
E, seduta al suo caro piano, Beth toccò leggermente i tasti e, con quella voce soave che tutti credevano non dover mai più risentire, cantò l’inno, le cui parole sembravano proprio adattate per lei.
CAPITOLO VENTESIMO
La zia March risolve la questione.
Come api che ai affaticano intorno alla loro regina, la signora March e le figliuole tralasciarono, il giorno dopo, tutte le loro solite occupazioni per ascoltare, curare e stare intorno al nuovo malato, mettendo quasi in pericolo la sua vita per le troppe cure. Pareva che nulla dovesse mancare alla loro felicità ora che il signor March era con loro, seduto sulla poltrona vicina al sofà di Beth, con la signora March e le tre figlie attorno a lui ed Anna che ogni tanto faceva capolino alla porta «per dare una guardatina al caro uomo». Ma qualcosa mancava e, benché nessuno volesse confessarlo, pure i più grandi lo sentivano.
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