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      La signora ed il signor March si scambiavano delle occhiate ansiose ed inquiete, mentre seguivano i movimenti di Meg. Jo aveva dei momenti di grave serietà e fu vista minacciare col pugno l’ombrello del signor Brooke, che era stato lasciato nell’anticamera. Meg era distratta, timida e silenziosa; si scuoteva ogni volta che suonavano il campanello ed arrossiva quando il nome di John veniva pronunziato. Amy diceva che tutti sembravano aspettar qualcosa e questo le sembrava strano, ora che il padre era tornato sano e salvo; e Beth innocentemente si meravigliava che i loro vicini non venissero come al solito.
      Laurie passò dinanzi a casa loro nel dopopranzo e, vedendo Meg alla finestra, parve subito colpito da un accesso melodrammatico, poiché cadde in ginocchio sulla neve, cominciò a battersi il petto, a strapparsi i capelli e congiunse le mani come se implorasse qualche immensa grazia e, quando Meg gli disse di comportarsi come si deve e di non far sciocchezze, si portò il fazzoletto agli occhi per asciugarsi delle lacrime immaginarie e vacillando si avviò verso la cantonata, ove scomparve con un ultimo gesto di disperazione.
      — Che oca! Che cosa vuol dire? — disse Meg ridendo e non volendo capire.
      — Ti mostra come farà il tuo John fra poco, non capisci? — rispose Jo con scherno.
      — Non dire il mio John; non sta bene e non è vero — ma la voce di Meg parve soffermarsi su queste parole come se il loro suono fosse molto grato al suo orecchio. — Non mi tormentare, Jo, ti ho già detto che non m’importa molto di lui, perciò non dir nulla e continueremo ad esser buoni amici come prima e basta.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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