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      — Buongiorno; sono venuto a riprendere il mio ombrello, cioè.... a vedere come sta oggi suo padre, — disse il signor Brooke, imbrogliandosi un po’ nel vedere le faccie confuse delle due sorelle.
      — Va benissimo, gli dirò che lei è qui; è nel porta ombrelli e glielo prenderò — e dopo avere con questo bel discorso mischiato ben bene padre, ombrello e portaombrello, Jo scappò di corsa, per dar occasione alla sorella di fare il suo bel discorsetto e di mettere in evidenza la sua dignità. Ma appena Jo fu uscita, Meg cominciò ad avvicinarsi alla porta mormorando
      — Mamma sarà ben contento di vederla; si sieda, la prego, andrò a chiamarla.
      — Non vada via! Ha paura di me, Margherita? — ed il signor Brooke aveva tale un’espressione di dolore sul volto che Meg pensò che doveva aver commesso qualche grossa mancanza. Arrossì fino alla radice dei capelli, poiché era la prima volta che si sentiva chiamare Margherita da lui ed era meravigliata di vedere quanto le paresse dolce e naturale questo nome detto dalla sua bocca. Non volendo però parere imbarazzata e confusa ella gli tese la mano con un gesto di confidenza e disse con gratitudine: — Come posso aver timore di lei, dopo tutto quello che lei ha fatto per papà? L’unico mio desiderio sarebbe di poterle dimostrare la mia riconoscenza.
      — Vuole che le dica come me la può dimostrare? — domandò il signor Brooke, serrando la manina tra le sue e guardando Meg con tanto amore nei grandi occhi bruni che il suo cuore cominciò a battere tanto rapidamente che ella avrebbe nello stesso tempo desiderato di scappar via e di udire quello che egli stava per dirle.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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