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      Né sotto Tito, Trajano, Marc'Aurelio, e Antonino, cessava la paura nei sudditi. La prova ne sia, che nessuno dei sudditi ardiva francamente dir loro, che si facessero (quali esser doveano) minori delle leggi, e che la repubblica restituissero.
      Ma facil cosa è ad intendersi perché gli scrittori si accordino nel dar tante lodi a codesti virtuosi tiranni; e nel dire, che se gli altri tutti potessero ad essi rassomigliarsi, il più eccellente governo sarebbe il principato. Eccone la ragione. Allorché una paura è stata estrema e terribile, il trovarsela ad un sol tratto scemata dei due terzi, fa sì, che il terzo rimanente si chiama e si reputa un nulla. Qual ente è egli dunque costui, che dalla sola sua spontanea e libera benignità possa e debba dipendere assolutamente la felicità o infelicità di tanti e tanti milioni di uomini? Costui, può egli essere disappassionato interamente? egli sarebbe stupido affatto. Può egli amar tutti, e non odiar mai nessuno? può egli non essere ingannato mai? può egli aver la possanza di far tutti i mali, e non ne fare pur mai nessunissimo? può egli, in somma, reputar sé di una specie diversa e superiore agli altri uomini, e con tutto ciò anteporre il bene di tutti al ben di se stesso?
      Non credo che alcun uomo al mondo vi sia, che volesse dare al suo più vero e sperimentato amico un arbitrio intero sopra il suo proprio avere, su la propria vita, ed onore; né, se un tal uom pur ci fosse, quel suo verace amico vorrebbe mai accettare un così strano pericoloso e odioso incarico.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





Tito Trajano Marc'Aurelio Antonino