Ora, ciò che un sol uomo non concederebbe mai per sé solo al suo più intimo amico, tutti lo concederebbero per se stessi, e pe' lor discendenti, e lo lascierebbero tener colla viva forza, da un solo, che amico loro non è né può essere? da un solo, che essi per lo più non conoscono; a cui pochissimi si avvicinano; ed a cui non possono neppure i molti dolersi delle ingiustizie ricevute in suo nome? Certo, una tal frenesia non è mai caduta, se non istantaneamente, in pensiero ad una moltitudine d'uomini: o, se pure una tale stupida moltitudine vi è stata mai, che concedesse ad un solo una sì stravagante autorità, non potea essa costringer giammai le future generazioni a raffermarla e soffrirla. Ogni illimitata autorità è dunque sempre, o nella origine sua, o nel progresso, una manifesta e atrocissima usurpazione sul dritto naturale di tutti. Quindi io lascio giudice ogni uomo, se quell'uno che la esercita può mai tranquillamente e senza paura godersi la funesta e usurpata prerogativa di poter nuocere illimitatamente e impunemente a ciascuno ed a tutti: mentre ogni qualunque onesto privato si riputerebbe infelicissimo di potere in simil guisa nuocere al miglior suo amico, per dritto spontaneamente concedutogli: e mentre, certamente, ogni amicizia fra costoro verrebbe a cessare, all'incominciare della possibilità di esercitar un tal dritto.
La natura dell'uomo è di temere e perciò di abborrire chiunque gli può nuocere, ancorché giustamente gli nuoca. Ed in prova, fra que' popoli dove l'autorità paterna e maritale sono eccessive, si ritrovano i più spessi e terribili esempj della ingratitudine, disamore, disobbedienza, odio, e delitti delle mogli e dei figli.
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