Pagina (37/120)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Crescono la potenza e l'abuso ogniqualvolta vengono innestati nella persona di un suddito, perché questo tiranno elettivo e casuale si trova costretto a difendere con quella potenza il tiranno ereditario e se stesso. Una persona di più da difendersi, richiede necessariamente più mezzi di difesa; e un'autorità più illegittima, richiede mezzi più illegittimi. Perciò la creazione, o l'intrusione di questo personaggio nella tirannide, si dee senza dubbio riputare come la più sublime perfezione di ogni arbitraria potestà.
      Ed eccone in uno scorcio la prova. Il tiranno, che non si è mai creduto né visto nessun eguale, odia per innato timore l'universale dei sudditi suoi; ma non ne avendo egli mai ricevuto ingiurie private, gl'individui non odia. La spada sta dunque, fin ch'egli stesso la tiene, in mano di un uomo, che per non essere stato offeso, non sa cui ferire. Ma, tosto ch'egli cede questo prezioso e terribile simbolo dell'autorità ad un suddito, che si è veduto degli eguali, e dei superiori; ad uno, che, per essere sommamente iniquo ed odioso, dee sommamente essere odiato dai molti e dai più; chi ardirà mai credere allora, o asserire, o sperare che costui non ferisca?
     
     
      CAPITOLO SETTIMO
     
      DELLA MILIZIA
     
      Ma, o regni il tiranno stesso, o regni il ministro, a ogni modo sempre i difensori delle loro inique persone, gli esecutori ciechi e crudeli delle loro assolute volontà, sono i mercenarj soldati. Di questi ve ne ha nei moderni tempi di più specie; ma tutte però ad un medesimo fine destinate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120