Ed ecco, come ogni tirannide ha sempre per origine la primazìa ereditaria di pochi: poiché la tirannide importando necessariamente sempre lesione e danno dei più, ella non si può mai originare né lungamente esercitare da tutti, che al certo non possono mai volere la lesione ed il danno di se stessi.
Conchiudo adunque, quanto alla ereditaria nobiltà, che quelle repubbliche, in cui ella è già stabilita, non possono durar libere di vera politica libertà; e che nelle tirannidi questa vera libertà non vi si può mai stabilire, o stabilita durarvi, finché vi rimangono de' nobili ereditarj: e le tirannidi nelle loro rivoluzioni non muteranno altro mai che il tiranno, ogniqualvolta non abbatteranno con esso ad un tempo la nobiltà. Così Roma, benché cacciasse i tiranni Tarquinj, rimanendovi pure, dopo svanito il comune pericolo, assai più potenti i patrizj che il popolo, Roma non fu veramente libera e grande, che alla creazione dei tribuni. Questo popolar magistrato, contrastando di pari colla potenza patrizia, ed essendo abbastanza potente per tenerla a freno, e non abbastanza per distruggerla affatto, per molto tempo sforzava i nobili a gareggiare col popolo in virtù; e ne nacque perciò per gran tempo il bene di tutti. Ma il mal seme pur rimaneva, e all'accrescersi della universale potenza e ricchezza, rigermogliò più che mai rigogliosa ogni superbia e corruzione nei nobili; e questi poi, così guasti, in breve la repubblica spensero.
Fu dottamente e con sagace verità osservato, prima dal nostro gran Machiavelli, e con qualche maggior ordine poi da Montesquieu, che quelle gare stesse fra la nobiltà ed il popolo erano state per più secoli il nerbo, la grandezza, e la vita, di Roma: ma la sacra verità comandava pur anco, che si osservasse da codesti due grandi, che quelle dissensioni stesse ne erano state poi la intera rovina; e il come, e il perché, ampiamente da essi indagar si dovea.
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