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      Allora, qual dei signorotti si dette per accordo al tiranno, e quale contr'esso rivolse le armi. Ma, o patteggiati, o vinti ch'ei fossero, tutti, od i più, coll'andar del tempo soggiacquero. Non si estinse tuttavia interamente mai quel male che ridondava da questa secondaria tirannide feudale; non si scemò punto la servitù per il popolo; notabilmente si accrebbe bensì l'autorità e la forza del tiranno. Conobbero i tiranni la necessità di mantenere una classe fra essi ed il popolo, che paresse alquanto più potente che il popolo, e fosse assai meno potente di loro: e benissimo conobbero che distribuendo fra costoro gli onori tutti e le cariche, diverrebbero questi col tempo i più feroci e saldi satelliti della loro tirannide.
      Né s'ingannarono in tal fatto i tiranni. I nobili, spogliati affatto della loro autorità e forza, ma non interamente delle loro ricchezze e superbia, manifestamente conobbero che non potevano essi nella tirannide continuare ad essere tenuti maggiori del popolo, se non se risplendendo della luce del tiranno. L'impossibilità di riacquistare l'antica potenza li costrinse ad adattare la loro ambizione alla necessità ed ai tempi. Dal popolo, che non s'era certamente scordato delle loro antiche oppressioni; dal popolo, che gli abborriva perché li credeva ancora troppo più potenti di lui; dal popolo in somma, troppo avvilito per soccorrergli ancor che il volesse, videro chiaramente i nobili che non v'era luogo a sperarne mutazione alcuna favorevole a loro. Si gittarono dunque interamente in braccia al tiranno; ed egli non li temendo oramai, e vedendo quanto potevano riuscire utili alla propagazione della tirannide, li prelesse ad essere i depositarj e il sostegno.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120