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      E questa è la nobiltà, che nelle tirannidi d'Europa tutto giorno poi vedesi così insolente col popolo, e così vil coi tiranni. Questa classe, in ogni tirannide, è sempre la più corrotta; ella è perciò l'ornamento principalissimo delle corti, il maggior obbrobrio della servitù, e il giusto ludibrio dei pochi che pensano. Degeneri dai loro avi nella fierezza, i nobili sono gl'inventori primieri d'ogni adulazione, d'ogni più vile prostituzione al tiranno: ma non tralignano già essi nella superbia e crudeltà contro al popolo. Anzi, vie più inferociti per la loro perduta potenza effettiva, lo tiranneggiano quanto più sanno e possono con i flagelli stessi del tiranno, se egli lo permette; e se egli lo vieta, (il che di rado accadeva fino allo stabilimento della perpetua milizia) non lasciano pure di opprimere il popolo di furto con quanta prepotenza più possono.
      Ma, dallo stabilimento in poi dei perpetui eserciti in Europa, i tiranni vedendosi armati e effettivamente potenti, hanno incominciato a tenere in assai minor conto la nobiltà, e a sottoporla anch'essa alla giustizia non meno che il popolo, allor quando ad essi così giova, o piace, di fare. La vista politica del tiranno nel volersi mostrare imparziale pe' nobili, è stata di riguadagnarsi il popolo, e di riaddossare ai nobili l'odiosità degli antecedenti governi. Ed io mi fo a credere, che se il tiranno potesse amare una qualche classe dei sudditi suoi, ove fossero egualmente vili e obbedienti i nobili ed il popolo, egli pure inclinerebbe più per il popolo; ancorché pur sempre sentisse, che a tenere il popolo a freno egli è, in un certo modo, necessarissimo il naturale argine della nobiltà, cioè, dei più ricchi ed illustri.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





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