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      Corrotti in una nazione tutti i diversi ceti, è manifestamente impossibile che ella diventi o duri mai libera, se da prima il lusso che è il più feroce corruttore di essa, non si sbandisce. Principalissima cura perciò del tiranno debb'essere, ed è, (benché alle volte la stolta ostentazione del contrario ei vada facendo) l'incoraggire, propagare, ed accarezzare il lusso, da cui egli ritrae più assai giovamento che da un esercito intero. E il detto fin qui, basti per provare che non v'ha cosa nelle nostre tirannidi, che ci faccia più lietamente sopportare e anche assaporare la servitù, che l'uso continuo e smoderato del lusso: come pure, a provare ad un tempo, che dove radicata si è questa peste, non vi può sorgere od allignar libertà.
      Si esamini ora, se là, dove già è stabilita una qualunque libertà, possa allignare il lusso; e qual dei due debba cedere il campo. S'io bado alle storie, in ogni secolo, in ogni contrada, vedo sempre sparire la libertà da tutti quei governi che han lasciato introdurre il lusso dei privati; e mai non la vedo robustamente risorgere fra quei popoli, che son già corrotti dal lusso. Ma, siccome la storia di tutto ciò che è stato non è forse assolutamente la prova innegabile di tutto ciò che può essere; a me pare, che alla disuguaglianza delle ricchezze nei cittadini non ancora interamente corrotti, in quel brevissimo intervallo in cui possono essi mantenersi tali, i governi liberi non abbiano altro rimedio da opporre più efficace che la semplice opinione.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120