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      Quindi volendo essi concedere a queste mal ripartite ricchezze uno sfogo che ad un tempo circolare le faccia, e non distrugga del tutto la libertà, persuaderanno ai ricchi d'impiegarle in opere pubbliche; onoreranno questo solo loro fasto, annettendo un'idea di disprezzo a qualunque altro uso che ne facessero i ricchi nella loro privata vita, oltre quella decenza e quegli agj ragionevoli, richiesti dal loro stato, e compatibili colla pubblica decenza. I liberi governi persuaderanno ad un tempo agli uomini poveri, (non intendo con ciò dire, ai pezzenti) che non è delitto né infamia l'esser tali; e lo persuaderan facilmente, coll'accordare a questi non meno che agli altri l'adito a tutti gli onori ed uffizj. E non per insultare alla miseria escludo io principalmente i necessitosi; ma perché costoro, come troppo corrottibili, e per lo più vilmente educati, non sono meno lontani dalla possibilità del dritto pensare e operare, di quel che lo siano, per le ragioni appunto contrarie, i ricchissimi.
      Ma queste saggie cautele riusciranno pur anche inutili a lungo andare. La natura dell'uomo non si cangia; dove ci sono ricchezze grandi e disugualmente ripartite, o tosto o tardi dee sorgere un gran lusso fra i privati, e quindi una gran servitù per tutti. Questa servitù difficilmente da prima si può allontanare da un popolo dove alcuni ricchissimi siano, e poverissimi i più; ma quando poi ella si è cominciata a introdurre, provato che hanno i ricchissimi quanto la universal servitù riesca favorevole al loro lusso, vivamente poi sempre si adoprano affinch'ella non si possa più scuoter mai.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120