Quello stesso Sejano, che nella grotta crollante e vicinissima a rovinare, salvava la vita a Tiberio con manifesto pericolo della propria, avendone egli dappoi ricevuti infiniti altri favori, congiurava pur contro lui. Sejano, amava egli Tiberio in quel punto in cui pose se stesso a un così evidente pericolo per salvarlo? certo no: Sejano in quel punto serviva dunque alla propria sua ambizione, nello stesso modo che ogni giorno vediamo nei nostri eserciti i più splendidi e molli e corrotti officiali di essi affrontare la morte, non per altro se non per far progredire la loro ambizioncella, e per maggiormente acquistarsi la grazia del tiranno. Sejano, abborriva egli maggiormente Tiberio quando gli congiurò contra, che quando il salvò? assai più certamente abborrivalo dopo, perché la immensità delle cose da lui ricevute, gli facea più da presso e con maggior terrore rimirare la immensità, più grande ancora, delle cose che quello stesso Tiberio gli poteva ritogliere. Quindi, non si credendo Sejano in sicuro, se egli non ispegneva quella sola potenza che avrebbe potuto trionfar della sua, non dubitò poscia punto, anzi con lungo e premeditato disegno, imprese a togliersi il tiranno dagli occhi. Né ai Tiberj, in qualunque tempo o luogo essi nascano e regnino, toccar mai potranno altri amici se non i Sejani. Se dunque il tiranno è sommamente abborrito da quegli stessi ch'egli benefica, che sarà egli poi da quei tanti che direttamente o indirettamente egli offende o dispoglia?
La sola intera stupidità dei poveri e rozzi e lontani, può dunque (come ho di sopra dimostrato) amare il tiranno, appunto perché nessuno di questi lo vede né lo conosce; e questo amarlo va interpretato, il non affatto abborrirlo.
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