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      Onde, per vendicare una privata ingiuria, si moltiplicano senza alcun pro gl'infelici; e, o sia che il tiranno ne scampi, o sia che un nuovo gli succeda, si viene ad ogni modo per quella privata vendetta e centuplicar la tirannide, e la pubblica calamità.
      Quell'uomo dunque, che dal tiranno riceve una mortale ingiuria nel sangue, o nell'onore, si dee figurare che il tiranno lo abbia condannato inevitabilmente a morire; ma che nella impossibilità, in cui egli è, di scamparne, gli rimane pure la intera possibilità di vendicarsene prima, e di non morir quindi infame del tutto. Né altro deve egli pensare in quel punto, se non che, tra i precetti del tiranno, il primo e il solo non mai trasgredito da lui, si è di vendicarsi di quelli che ha offeso egli stesso. Sia dunque il primo precetto di chi più gravemente è stato offeso da lui, il prevenire a ogni costo con la sua giusta vendetta la non giusta e feroce d'altrui.
     
     
      CAPITOLO SESTO
     
      SE UN POPOLO, CHE NON SENTE LA TIRANNIDE, LA MERITI, O NO
     
      Quel popolo che non sente la propria servitù, è necessariamente tale, che non concepisce alcuna idea di politica libertà. Pure, siccome la totale mancanza di questa naturale idea non proviene già dagli individui, ma bensì dalle invecchiate loro circostanze, che son giunte a segno di soffocare in essi ogni lume primitivo della ragion naturale; la umanità vuole, che al loro errore si compatisca, e che non si disprezzino affatto costoro, ancorché disprezzati siano e disprezzabili. Nati nella servitù, di servi padri, nati anch'essi di servi, donde oramai, donde potrebber costoro aver ritratto alcuna idea di libertà primitiva?


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120