Naturale ed innata nell'uomo ella è, mi si dirà da taluno; ma, e quante altre cose non meno naturali, dalla educazione, dall'uso, e dalla violenza, non vengono in noi indebolite o cancellate interamente ogni giorno?
Nella romana repubblica, in cui ogni Romano nascea cittadino e riputavasi libero, vi nasceano pur anco fra i soggiogati popoli alcuni schiavi, che non poteano ignorar di esser tali, ogni giorno vedendo davanti a sé i loro padroni esser liberi; e coloro si credeano pur di esser servi, e nati per esserlo; e ciò soltanto, perché erano educati, e di padre in figlio sforzati, a riputarsi tali. Ora, se nel seno stesso della più splendida politica libertà che siasi mai vista sul globo, quegli uomini ignoranti e avviliti credeano di dover essi soli esser servi, non sarà maraviglia che nelle nostre tirannidi, dove non si profferisce né il nome pure di libertà, veri servi si credano quei che vi nascono; o, per dir meglio, che non conoscendo essi libertà, non conoscano né anche servaggio.
Parmi perciò, che i popoli nostri si debbano assi più compiangere che non odiare o sprezzare; essendo essi innocentemente, e per sola ignoranza, complici senza saperlo del delitto di servire, di cui ben ampia già e terribile ne van sopportando la pena. Ma l'odio, lo sprezzo, e se altro sentimento vi ha più obbrobrioso e feroce, tutti si debbono bensì dai pochi enti pensanti fieramente rivolgere contro a quella picciola classe di uomini, che, non essendo stolidi affatto né inetti, ed accorgendosi benissimo di viver servi nella tirannide, sfacciatamente pure ogni giorno il vero, se stessi, e gli altri tutti tradiscono, correndo a gara ad adulare il tiranno, ad onorarlo, a difenderlo, ed a porgere primi l'infame collo a' suoi lacci; e ciò, col sol patto che doppiamente da essi avvinto ed oppresso ne rimanga il misero ed innocente popolo; presso cui, per ottenere il lor barbaro intento, caldissimi propagatori con astuzia si fanno di ogni dannosa ignoranza.
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Romano
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