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      Deplorabile necessità, a cui Roma, felice maestra in ogni sublime esempio, ebbe pur anche la ventura di non andar quasi punto soggetta; poiché dal lagrimevole straordinario spettacolo dei figli di Bruto fatti uccider dal padre, ella ricevea fortemente quel lungo e generoso impulso di libertà, che per ben tre secoli poi la fece sì grande e beata.
      Ritornando ora al proposito mio, conchiudo con questo capitolo il libro, col dire; che non vi essendo alla tirannide altro definitivo rimedio che la universal volontà e opinione; e non potendosi questa cangiare se non lentissimamente e incertamente pel solo mezzo dei pochi che pensano, sentono, ragionano, e scrivono; il più virtuoso individuo, il più costumato, il più umano, si trova pur troppo sforzato a desiderar nel suo cuore, che i tiranni stessi, coll'eccedere ogni ragionevole modo, più rapidamente e con maggior certezza cangino questa universal volontà e opinione. E se al primo aspetto un tal desiderio pare inumano, iniquo, e perfino scellerato, si consideri che le importantissime mutazioni non possono mai succedere fra gli uomini (come dianzi ho notato) senza importanti pericoli e danni; e che a costo di molto pianto e di moltissimo sangue (e non altramente giammai) passano i popoli dal servire all'essere liberi, più ancora, che dall'esser liberi al servire. Un ottimo cittadino può dunque, senza cessar di esser tale, ardentemente desiderare questo mal passeggero; perché, oltre al troncare ad un tratto moltissimi altri danni niente minori ed assai più durevoli, ne dee nascere un bene molto maggiore e permanente.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





Roma Bruto