CAPITOLO TERZO. Che le lettere nascono da se, ma sembrano abbisognare di protezione al perfezionarsi.
CAPITOLO QUARTO. Come, e fin dove, gli uomini sommi possano assoggettarsi agli infimi.
CAPITOLO QUINTO. Differenza totale che passa, quanto alla protezion principesca, fra i letterati e gli artisti.
CAPITOLO SESTO. Che il lustro momentaneo si puņ ottenere per via dei potenti; ma il vero ed eterno, dal solo valore.
CAPITOLO SETTIMO. Quanto sia importante, che il letterato stimi con ragione se stesso.
CAPITOLO OTTAVO. Qual sia maggior cosa; o un grande scrittore, o un principe grande.
CAPITOLO NONO. Se sia vero, che le lettere debbano maggiormente prosperare nel principato che nella repubblica.
CAPITOLO DECIMO. Quanto il letterato č maggiore del principe, altrettanto diviene egli minore del principe e di se stesso, lasciandosene proteggere.
CAPITOLO UNDECIMO. Che tutti i premj principeschi avviliscono i letterati,
CAPITOLO DUODECIMO. Quai premj avviliscano meno i letterati.
CAPITOLO DECIMOTERZO. Conclusione del secondo libro.
LIBRO TERZO.
All'ombre degli antichi liberi scrittori.
CAPITOLO PRIMO. Introduzione al terzo libro.
CAPITOLO SECONDO. Se le lettere possano nascere, sussistere, e perfezionarsi, senza protezione.
CAPITOLO TERZO. Differenza tra le belle lettere e le scienze, quanto al sussistere e perfezionarsi senza protezione.
CAPITOLO QUARTO. Se abbia giovato maggiormente la perfezione delle scienze ai popoli servi moderni, o la perfezione delle lettere ai liberi antichi.
CAPITOLO QUINTO. Dei capi-setta religiosi; e dei santi e martiri.
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