CAPITOLO SESTO. Dell'impulso naturale.
CAPITOLO SETTIMO. Dell'impulso artificiale.
CAPITOLO OTTAVO. Come, e da chi si possano coltivare le vere lettere nel principato.
CAPITOLO NONO. Quale riuscirebbe un nuovo secolo letterario, che, sfuggito non meno alla protezione che alla persecuzione di ogni principe, non venisse quindi a contaminarsi col nome di nessuno di essi.
CAPITOLO DECIMO. Che da tali nuove lettere nascerebbero a poco a poco dei nuovi popoli.
CAPITOLO UNDECIMO. Esortazione a liberar la Italia dai barbari.
CAPITOLO DUODECIMO. Ricapitolazione dei tre libri, e conclusione dell'opera.
PREFAZIONE.
PAREAMI, in sogno, al sacro monte in cimaVenir per l'aure a voi sovr'ali snelle
Fra il coro delle vergini sorelle,
Per cui l'uom tanto il viver suo sublima,
Quì t'abbiam tratto, (a me dicea la prima)
Non perchè invan del tuo volar ti abbelle,
Ma perchè appien, quanto il saprai, scancelleUn rio volgar parer, che mal ci estima.
Sia malizia, o ignoranza, o sia viltade,
Giove per padre ognun ci da; ma tace,
Che vera madre nostra è Libertade.
Tu vanne, e dillo, espertamente audace,
In suon sì forte, che in più maschia etadeVaglia a destar chi muto schiavo or giace.
DEL PRINCIPEE
DELLE LETTERELIBRO PRIMO
AI PRINCIPI, CHE NON PROTEGGONO LE LETTERE.
La forza governa il mondo, (pur troppo!) e non il sapere: perciò chi lo regge, può e suole essere ignorante. Il principe dunque che protegge le lettere, per mera vanità e per ambizioso lusso le protegge. Si sa, che le imprese mediocri vengono a parer grandi in bocca degli eccellenti scrittori; quindi, chi grande non è per se stesso, ottimamente fa di cercare chi grande lo renda.
| |
Italia Libertade
|